martedì 2 giugno 2015

Anche Gli Animali Si Curano Da Soli



Anche gli animali si curano da soli.
Con il termine  zoo farmacognosia, si indica una recente disciplina scientifica che studia i metodi e le pratiche utilizzate dagli animali per curarsi dalle malattie.
Il primo a proporre il concetto di auto-medicazione nei vertebrati non umani fu, nel 1978, l’ecologista dell’Università della Pennsylvania Daniel. Janzen, compilando  Fu lui a compilare delle relazioni dettagliate sui possibili comportamenti auto-curativi di una grande varietà di animali, non semplicemente spiegabili con le usuali abitudini alimentari ma con la capacità di poter utilizzare i metaboliti secondari di alcune piante come stimolanti, lassativi, antiparassitari, antibiotici o antidoti per le tossine accumulate.
Oggi la zoofarmacognosia è una scienza che abbraccia diverse  discipline (ecologia, botanica, farmacologia, chimica, parassitologia, antropologia), costantemente alla ricerca dei modi con cui gli animali selvatici si procurano spontaneamente in natura i rimedi per curare varie patologie.
Anche gli animali si curano da soli come in una sorta di fitoterapia animale  che gli scienziati stanno cercando di capire se è intenzionale o meno.
Dobbiamo  imparare ancora parecchio dai comportamenti di coloro che condividono con noi la vita sul pianeta Terra. La comunità scientifica sta perfino rivalutando alcune credenze delle popolazioni indigene, da sempre considerate infondate, che attraverso  l’osservazione dei fenomeni naturali e l’analisi delle reali motivazioni dei comportamenti animali, hanno portato alla scoperta di molte fonti medicinali utili anche per gli umani. In ogni caso è ormai riconosciuto che alcune caratteristiche della selezione dietetica degli animali selvatici si siano evolute per ridurre il rischio di parassitismi.
Basta leggere i classici greci e latini per scoprire come già gli autori antichi citassero numerosissimi casi di animali che ricorrevano all’ automedicazione mediante le risorse della natura. Sembra  riduttivo considerarli tutti privi di fondamento, in quanto la conoscenza e l’utilizzo delle piante medicinali potrebbero non essere un’esclusiva prerogativa di noi umani. Lo stesso primatologo Micheal Huffman, uno dei pionieri della zoofarmacognosia, ritiene verosimile che l’origine della medicina basata sulle erbe curative abbia delle radici profonde nel regno animale. Secondo la sua opinione,  dalla preistoria l’uomo ha studiato gli animali domestici e selvatici come fonti di rimedi curativi, mentre parallelamente gli animali hanno imparato l’automedicazione dall’ osservazione dei loro simili.
Anche gli animali si curano da soli.
Oggi la zoofarmacognosia continua a battersi per la tutela della biodiversità, non solo per il nobile fine della difesa dell’ecosistema, ma anche perché proteggere gli ambienti dove vivono le piante medicinali e gli animali che se ne servono significa poter conoscere nuove molecole da utilizzare nell’industria farmaceutica, nonché capire come gli animali si curano senza mettere in atto, almeno all’apparenza, dei meccanismi di resistenza alle sostanze chimiche di cui usufruiscono. Le modalità autoterapiche degli animali sono diverse: si passa dalle applicazioni topiche all’ingestione, fino alle operazioni di sterilizzazione dei nidi e alle procedure di disintossicazione con la geofagia, ossia il consumo di terra e minerali.
Per quanto riguarda il primo aspetto, sono noti i comportamenti delle scimmie cappuccino che vivono nel Costarica, le quali sfregano sul loro pelo sia la polpa di varie specie di Citrus, che alcune parti di piante (ad esempio rami di Clematis e baccelli di Sloanea) miscelate con la loro saliva, le stesse utilizzate dalle popolazioni indigene del posto per curare le irritazioni della pelle o allontanare gli insetti.
Per fini antibatterici e antinfiammatori, gli orangutan del Borneo usano distribuire sul loro corpo una rara pianta tipica del luogo, la Commelina, dopo averla masticata per alcuni minuti e aver formato con la saliva un bolo che ha l’aspetto di una schiuma verdastra. Anche in questo caso le popolazioni indigene utilizzano la stessa pianta per medicamenti topici. Solo per citare un altro esempio di applicazione esterna seguita a una lavorazione della fonte vegetale, non possiamo dimenticare il comportamento dell’orso bruno e dell’orso dell’Alaska (kodiak), che sono soliti masticare a fondo le radici di una pianta (Ligisticum porteri), per poi cospargersi il manto col bolo ottenuto.
Se poi, al fine di scacciare vari parassiti, molte specie di uccelli e mammiferi (tra cui lemuri e scimmie) sono abituate a strofinarsi sulle piume o sul pelo addirittura dei millepiedi, significativo è un comportamento che è stato definito anting e riguarda oltre 200 specie di uccelli, alcune scimmie e scoiattoli. In questo caso le specie elencate sfruttano il contatto o mantengono sulle loro piume (o pelo)  alcune formiche ricche di acido formico, dotato di proprietà inibitorie verso pulci e acari, arrivando perfino a strofinarsi direttamente sui loro nidi. Questo tète-a tète con gli insetti  vale per combattere i parassiti ed è inoltre efficace per dar sollievo alla pelle irritata e mantenere in salute le piume e il pelo.
Moltissimi sono anche gli esempi di ingestione di piante medicinali. Le carnivore tigri indiane si nutrono occasionalmente dei frutti di Ziziphus jujuba per le loro proprietà purgative, i babbuini del genere Papio sfruttano i poteri antielmintici del frutto di Balanites aegyptica (la diosgenina in esso contenuta è infatti uno steroide efficace contro gli stadi larvali dei trematodi), gli scimpanzé della Tanzania vanno matti per una nota pianta medicinale, laVernonia amygdalina,le sue foglie sono particolarmente amare,  in virtù delle sue proprietà terapeutiche, prediligendo inoltre le foglie di varie specie di un’altra pianta, l’Aspilia, che non vengono digerite ma vista la loro consistenza ruvida contribuiscono a catturare e a espellere i vermi e i parassiti, stimolando anche i movimenti peristaltici intestinali.
Tutti gli animali si curano da soli, persino gli insetti si nutrono delle piante a fini terapeutici: la sensazionale scoperta si deve agli studiosi dell’Università dell’Arizona, che hanno dimostrato come i bruchiGrammia incorrupta aumentino il consumo di foglie del senecio e di altre piante contenenti potenti alcaloidi per eliminare i parassiti intestinali, con gli stessi alcaloidi che permettono di rendere il sapore del bruco sgradevole ai predatori.
Almeno 50 specie di uccelli sono note poi per inserire parti fresche di piante nei loro nidi, senza che queste abbiano alcun ruolo nel costituire l’intelaiatura di tali strutture. Questo fogliame  svolge importanti funzioni antimicrobiche, antibatteriche e antiparassitarie.Pratiche  comuni anche a molti insetti: la formica del legno (Formica paralugubris), ad esempio, incorpora nel suo nido grandi quantità di resine di conifere per inibire la crescita di microrganismi patogeni.
Per concludere siamo alla  geofagia, un atto comune a mammiferi erbivori e onnivori, uccelli, rettili e insetti, che consumano volontariamente terra, argilla e carbone, allo scopo di mantenere il pH intestinale, soddisfare le richieste di sodio o altri minerali, disintossicare l’organismo e combattere problemi intestinali quali la diarrea.
I misteri della natura sono forse insondabili, ma se insistiamo nel tutelare la biodiversità e continuiamo a tenere gli occhi bene aperti per studiare il comportamento animale, la fitoterapia potrebbe trovare ulteriori sviluppi, aumentando così le possibilità di difesa per la nostra salute.

Gli animali si curano da soli...grande lezione di vita per noi esseri umani.

Nessun commento:

Privacy

Cookies

I cookies sono piccoli file di testo che vengono installati da parte di un sito Web sul browser dell’Utente e che registrano alcune informazioni relative alla sua attività di navigazione; tali dati, se i cookies non vengono disabilitati, vengono comunicati al sito che li ha installati ogni qualvolta l’Utente torna a visitarli.Questo sito non installa in modo automatico cookies di alcun genere.Per pubblicare gli annunci uesto sito utilizziamo aziende pubblicitarie indipendenti quali Google. In qualità di fornitore indipendente, Google utilizza i cookie per pubblicare gli annunci al fine di utilizzare questi dati raccolti (che non includono il tuo nome, indirizzo, indirizzo email o numero di telefono) sulle tue visite a questo e altri siti web per creare annunci pubblicitari su prodotti e servizi che potrebbero interessarti. Uno di questi cookies utilizzato da Google è chiamato DART. L’utilizzo del cookie DART consente a Google di pubblicare annunci per gli utenti in base alla loro visita a questo sito e ad altri siti Internet: in questo modo saranno visualizzati annunci più pertinenti sia con i temi trattati nel sito che con l’inclinazione dei visitatori. Gli utenti possono reperire più informazioni, conoscere le opzioni disponibili e scegliere di non utilizzare il cookie DART consultando la pagina relativa alle norme di Google sulla privacy per la rete di contenuti e per gli annunci.